mercoledì 5 maggio 2010

UMBERTO VERONESI e L'AGRICOLTURA BIODINAMICA


Ecco cosa pensava nel 1993 l'esimio professore Umberto Veronesi, attuale paladino degli OGM.



“Gli studi scientifici degli ultimi due decenni hanno focalizzato la ricerca dei fattori causali dei tumori dell’uomo sull’ambiente che lo circonda ed il tema fondamentale che pervade l’oncologia preventiva di oggi è come individuare le sostanze cancerogene nell’ambiente e, una volta individuate, come eliminarle. Il termine ambiente in questo contesto non si riferisce solo all’aria che respiriamo, ma all’acqua che beviamo, al cibo con cui ci alimentiamo, al suolo su cui viviamo, insomma a tutto quanto veniamo in contatto e da cui possiamo assorbire sostanze estranee. In modo particolare l’attenzione si sta sempre più concentrando sull’alimentazione. La ragione è che il cibo che introduciamo può essere un veicolo delle sostanze cancerogene presenti nell’ambiente. In questa direzione la ricerca epidemiologica è attivissima ed ha dimostrato grandi differenze di incidenza dei tumori in aree geografiche diverse. E poiché le diversità più rilevanti tra paese e paese sono proprio in campo alimentare, ecco che gli studi sulla produzione, conservazione e utilizzazione dei vari cibi sono diventati i temi fondamentali nella prevenzione dei tumori. Che fare allora? Vi sono molte strade per un miglior controllo dell’alimentazione: Tra queste una assai interessante, è quella di indirizzare l’agricoltura verso forme di sviluppo che possano conciliare una buona produttività del terreno con un elevato rispetto delle condizioni naturali di insemenzamento, di germoglio e di accrescimento della vegetazione di importanza alimentare. In questo ambito si è sviluppato il movimento dell’agricoltura biodinamica, non nuovo ma ora più rigoglioso che nel passato, sia per la più diffusa consapevolezza delle popolazioni in tema dialimentazione, sia per il progressivo inserimento della metodologia scientifica osservazionale nelle varie fasi del suo sviluppo. Una via nuova quindi quella dell’agricoltura biodinamica, alla ricerca di condizioni naturali in gran parte perdute, che ha ormai superato la fase sperimentale e a cui guardiamo con grande interesse”



Umberto Veronesi, 1993.

martedì 4 maggio 2010

Wwf: "Rive di Eternit lungo i fiumi italiani"

Tratto da "La Stampa" di Torino
ROMA
Discariche di Eternit a cielo aperto, una spiaggia di detriti di amianto ormai dispersa a valle, cumuli di materiale tossico liberamente accessibile e utilizzato per costruire pollai e pavimentare giardini, il tutto lungo le sponde del principale fiume italiano. È l’agghiacciante quadro delineato al processo Eternit in corso a Torino, cui il WwfF partecipa come parte civile, dove è inequivocabilmente emerso che le sponde del fiume Po sono state usate, da più di quarant’anni, come vere e proprie discariche di amianto a cielo aperto. Un dato che conferma la drammatica situazione di degrado dei nostri fiumi documentato ieri dal censimento di 29 corsi d’acqua effettuato dal Wwf per la campagna “Liberafiumi”, che ha scoperto depositi di Eternit/amianto anche lungo altri fiumi italiani come il Volturno in Campania e l’Aterno in Abruzzo.

Lo stato di degrado e di inquinamento prodotto dall’Eternit sulle sponde del Po è documentato fin dal 1966 da foto di proprietà del Cnr-Torino che sono state mostrate oggi al processo. Nelle immagini si vedono discariche abusive contenenti scarti di lavorazione dell’Eternit da cui, secondo la testimonianza del Sindaco di Cavagnolo, la popolazione attingeva pezzi di amianto che venivano poi utilizzati in manufatti di vario tipo, dai pollai alle pavimentazione dei giardini, o addirittura dai bambini per giocare. Mentre, sempre al processo, l’attuale sindaco di Casale Monferrato ha confermato che molti residui di amianto venivano riversati nel fiume, in aree in cui lo Stato ha poi avviato un’opera di bonifica ormai in una fase avanzata di realizzazione.

Nelle immagini del Po si vede anche una vera e propria spiaggia realizzata con detriti di amianto, oggi non più visibile non solo a causa della bonifica in corso, ma soprattutto per l’azione naturale delle piene e delle alluvioni che hanno caratterizzato in bacino del Po negli ultimi anni e che nel corso del tempo hanno trasportato il materiale pericoloso verso valle.

“La situazione denunciata oggi a Torino non rappresenta solo la drammatica memoria storica di un crimine che ancora oggi produce conseguenze in migliaia di malati dell’amianto – ha detto Stefano Leoni, presidente del Wwf Italia – ma anche la massima evidenziazione dello stato di degrado dei nostri fiumi, come ha rivelato censimento svolto ieri dal Wwf su 29 fiumi italiani. Un degrado che avvelena le preziosissime vene blu del nostro paese, rischiando di compromettere gli indispensabili servizi che sono in grado di garantirci, dalla qualità dell’acqua alla protezione dai rischi idrogeologici alla vitalità dei delicatissimi ecosistemi fluviali che attraversano.”

I risultati completi della campagna Liberafiumi del Wwf, che ieri con oltre 600 volontari ha setacciato 29 fiumi italiani per un totale di 600 km, saranno resi noti alla fine di maggio, in occasione della prima Conferenza nazionale per la biodiversità. Info su www.Wwf.it/fiumi

lunedì 3 maggio 2010

Referendum per l’acqua pubblica

Adesso basta. Sull’acqua decidiamo noi!

www.acquabenecomune.org

Perché un referendum?

Perché l’acqua è un bene comune e un diritto umano universale. Un bene essenziale che appartiene a tutti. Nessuno può appropriarsene, né farci profitti. L’attuale governo ha invece deciso di consegnarla ai privati e alle grandi multinazionali. Noi tutte e tutti possiamo impedirlo. Mettendo oggi la nostra firma sulla richiesta di referendum e votando SI quando, nella prossima primavera, saremo chiamati a decidere. E’ una battaglia di civiltà. Nessuno si senta escluso.

Perché tre quesiti?

Perché vogliamo eliminare tutte le norme che in questi anni hanno spinto verso la privatizzazione dell’acqua.
Perché vogliamo togliere l’acqua dal mercato e i profitti dall’acqua.

Cosa vogliamo?

Vogliamo restituire questo bene essenziale alla gestione collettiva. Per garantirne l’accesso a tutte e tutti. Per tutelarlo come bene comune. Per conservarlo per le future generazioni. Vogliamo una gestione pubblica e partecipativa.
Perché si scrive acqua, ma si legge democrazia.

Dai referendum un nuovo scenario

Dal punto di vista normativo, il combinato disposto dei tre quesiti sopra descritti, comporterebbe, per l’affidamento del servizio idrico integrato, la possibilità del ricorso al vigente art. 114 del Decreto Legislativo n. 267/2000.
Tale articolo prevede il ricorso ad enti di diritto pubblico (azienda speciale, azienda speciale consortile, consorzio fra i Comuni), ovvero a forme societarie che qualificherebbero il servizio idrico come strutturalmente e funzionalmente “privo di rilevanza economica”, servizio di interesse generale e scevro da profitti nella sua erogazione. Verrebbero di conseguenza poste le premesse migliori per l’approvazione della legge d’iniziativa popolare, già consegnata al Parlamento nel 2007 dal Forum italiano dei movimenti per l’acqua, corredata da oltre 400.000 firme di cittadini.
E si riaprirebbe sui territori la discussione e il confronto sulla rifondazione di un nuovo modello di pubblico, che può definirsi tale solo se costruito sulla democrazia partecipativa, il controllo democratico e la partecipazione diretta dei lavoratori, dei cittadini e delle comunità locali